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I promessi sposi. Con saggio di Natalino Sapegno. Per le Scuole superiori Copertina flessibile – 1 gennaio 2012
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- ISBN-108898111002
- ISBN-13978-8898111008
- EditoreAirone
- Data di pubblicazione1 gennaio 2012
- LinguaItaliano
- Lunghezza stampa608 pagine
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Dettagli prodotto
- Editore : Airone (1 gennaio 2012)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 608 pagine
- ISBN-10 : 8898111002
- ISBN-13 : 978-8898111008
- Peso articolo : 520 g
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 207,625 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Un romanzo che gode di una cattiva fama: un’aura di pesantezza e tetraggine assolutamente ingiustificata, ma sicuramente un testo che non genera simpatia e voglia di leggerlo.
Eppure....
Già è difficile classificarlo, ma essendo il principale romanzo di tutta la letteratura italiana questo diventa un aspetto minore.
“I promessi sposi” è un romanzo storico ambientato nella Lombardia del ‘600 sotto il dominio spagnolo, che narra le contrastate vicende di un operaio tessile e della sua promessa sposa.
E’ il racconto di un crimine scellerato che per una serie infinite di circostanze non arriverà a conclusione.
Esso è perpetrato da un gentiluomo Don Rodrigo infame e viscido, prepotente con miseri e debole con i forti, di professione rapitore e stupratore di giovani donne. Impunito e arrogante.
La sua libidine si scatena contro Lucia (la promessa sposa del titolo).
I due giovani promessi: Renzo e Lucia, dovranno lottare contro una lunga serie di persecutori a partire da Don Rodrigo aiutato dal cugino Don Attilio e dal capo della famiglia il Conte Zio preoccupato dell’onore della famiglia anche se questo prevedesse la rovina di due poveri giovani. A loro si sommano la famigerata Monaca di Monza una assassina viziosa e depravata, ed infine il peggiore di tutti: colui il cui nome non può essere riferito e che viene indicato come l’Innominato.
Erano tutti cattivi, ma il vero nemico dei due giovani è stato un falso buono, il personaggio centrale del romanzo con cui questo inizia e finisce, il parroco Don Abbondio vigliacco e codardo causa di tutti i mali che i giovani patiranno, un vero co-protagonista del romanzo a cui Manzoni dedica un approfondimento esemplare.
Eppure i due giovani riusciranno ad uscire indenni e a salvarsi.
Altre avventure e vicissitudini li attendono, fino all’immane tragedia finale dalla quale anche in questo caso riusciranno a sfuggire,
Allora lasciate i pregiudizi, sedetevi tranquilli e leggete il romanzo:
Capitolo I
“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno ....”
Con un bellissimo incipit, lento e musicale inizia un racconto avvincente, avventuroso e spiritoso.
Già perché il testo è veramente spiritoso e ricco di umorismo. Certo qualche pesantezza la si può rilevare, ma quale appassionato lettore non trova questo difetto nella maggioranza dei classici che ha letto?
A questo proposito non si può non rimarcare come Alessandro Manzoni sia molto puntiglioso e preciso nel descrivere i moti dell’animo e le situazioni. Sguazza nella ricostruzione storica dei fatti e dei personaggi e talvolta ne abusa come quando descrive la libreria di Don Ferrante e ci fa l’elenco categoria per categoria dei suoi libri, solo per farci capire quanto fasulla fosse la sua cultura.
Solo una volta l’autore ha avuto compassione dei suoi lettori, quando nel ventiduesimo capitolo dovendo descrivere le opere di carità di Federico Borromeo ne fa un esagerato e stucchevole panegirico, ma prima di cominciarlo (il panegirico) ne avverte il lettore: “chi avesse però voglia d’andare avanti nella storia, salti addirittura al capitolo seguente”. Non so gli altri lettori, ma io ho seguito il consiglio.
Altrove questa precisione dei dettagli ha effetti sorprendenti come quando Renzo nella sua fuga arriva a Milano e comincia a gironzolare per la città e Manzoni descrive il percorso seguito da Renzo, via per via, monumento per monumento. Milano diventa poco a poco il centro di tutta l’azione del romanzo. Per gli amanti di Milano una lettura unica. E l’autore man mano ribadisce come il passare di due secoli abbia reso diversa ma non irriconoscibile la città; noi dopo altri due secoli dobbiamo rilevare come la Milano del Manzoni quasi non esista più, ma resta tuttora riconoscibile.
E’ un testo difficile specie quando Manzoni lascia la veste di romanziere e assume quella del dotto storico; c’è infine troppa religione, un sentimento che spesso appare artificioso. Queste due considerazioni rendono freddo il testo, a volte gelido. Ma, al di là di queste considerazioni, non si può non ricordare che ci troviamo in presenza di uno dei più bei romanzi classici dell’ottocento, un testo immortale e per noi italiani un richiamo fondamentale alla nostra storia.
Vorrei anche dire qualche parola sulla presente edizione, un volume da conservare per le innumerevoli e stupende illustrazioni di Francesco Gonin presenti nella prima edizione del romanzo e curate anche da Alessandro Manzoni.
(S. B.)
Prezioso l'indice dei nomi e delle parole.
Anche i caratteri sono giusti.Non sono minuscoli.