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Estratto Estratto
Acciaio Copertina rigida – 20 gennaio 2010
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa357 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreRizzoli
- Data di pubblicazione20 gennaio 2010
- Dimensioni14 x 3 x 22 cm
- ISBN-10881703763X
- ISBN-13978-8817037631
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Descrizione prodotto
Recensione
Giovanni Tesio, Tuttolibri - La Stampa
Il romanzo d'esordio della giovane Silvia Avallone, Acciaio, comincia con un titolo che non è privo di coraggio, perché ricorda il film di Walter Ruttman a cui mise mano anche Pirandello quando - come documentano le lettere scritte al figlio Stefano - si aspettava dal cinema qualche soddisfazione. Nel film erano protagoniste le Acciaierie di Terni, qui lo sono invece le Acciaierie Lucchini di Piombino (già Ilva, Italsider, Finsider e viavia, oggi cedute ai russi della Severstal). Dopodiché, titolo e materia evocano una pur piccola dose di neorealismo, perché tutto può tornare, sia pure cambiato di quel molto che separa un tempo dall'altro, se è vero che niente di identico può tornare mai. Se da un lato è infatti sostenibile che questo libro «fa accadere le cose», come afferma Michele Rossi, che ne è stato l'editor, è non meno sostenibile che le fa accadere dentro un universo di percezione postmoderna, come ben risulta dall'esergo che viene da Libra di Don De Lillo, il romanzo dell'assassinio di Kennedy, poi anche ricordato nel romanzo dell'Avallone: «Le cose migliori risplendono di paura». Vale a dire che le cose non valgono per se stesse, ma per le accensioni d'alterità (e anche di già accaduto o detto) che ne sottende e sottintende la consistenza e il tracciato. Sulla base di queste suggestioni preliminari, possiamo addentrarci in una storia di passo lento, che si muove nell'arco di due anni, tra l'estate del 2001 e quella del 2002, tra l'attentato delle Torri gemelle e un agguato del destino. Tra i palazzoni desolati di via Stalingrado (tuttavia dotati di un loro sentore) e le «eiaculazioni d'impianti» di cui il gran complesso si compone, fatto di parti addizionate e di parti dismesse, di zone vive e di zone morte, dominio - queste ultime - di creature anfibie, che sono gatti ma che sembrano alieni. Tra la spiaggia che affaccia sull'isola d'Elba così vicina da toccarla e così remota da apparire come un sogno degli approdi impossibili, e la vita domestica che si consuma in esistenze annodate anchilosate stremate. Tra lo spasmodico e rabbioso desiderio di uscire da un mondo di scarsa o nessuna prospettiva e i frammenti di una cultura ibrida o disarmante. Tra la violenza ottusa di padri padroni (o di padri pasticcioni) e la falsa libertà dell'immaginario televisivo fatto di veline e di lap dance. Il tema di fondo - intorno a cui tutto il resto ruota: genitori, fratelli, luoghi, amici - è l'adolescenza di due bambine, Anna e Francesca, l'una più algida l'altra più carnale, l'una un po' più colta, l'altra più altera (ma tutt'e due diversamente belle), che si fanno ragazze vivendo la loro metamorfosi in soprassalti affettivi sghembi e tortuosi, fino alla manifestazione di un lesbismo molto più che strisciante o accennato. Il romanzo, allora, diventa soprattutto la storia della loro età ingrata, il loro legame con l'ambiente, i loro estri imitativi, le loro complicità furtive, il loro linguaggio (più gestuale che verbale), il loro ribellismo coatto, il loro porsi nei confronti dei coetanei, del mondo adulto, dei compagni di gioco, e delle nuove avventure, la loro sensualità impavida, la loro sessualità affrettata, la loro vitalità irriducibile, il loro impulso di emancipazione e di riscatto, la loro ingenuità quasi commovente, in cui si insinua precoce la cognizione del dolore e del tempo fuggitivo, l'impulso irresistibile a mordere la vita e nello stesso tempo a coglierne la fuga, la consapevolezza embrionale di una tristezza corrodente e insieme il bisogno di legarsi a un'affettività solida, quasi primordiale. Sotto la torre nera e minacciosa del «mitico» Afo 4, il quarto altoforno, in cui a 1538 gradi fonde il metallo, ecco dunque il buon esordio di un romanzo capace di tenere insieme - nella deriva o nel dramma di molte vite - il filo di una speranza che sprigiona da due esistenze forse destinate a combaciare.
Dettagli prodotto
- Editore : Rizzoli; Rizzoli edizione (20 gennaio 2010)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 357 pagine
- ISBN-10 : 881703763X
- ISBN-13 : 978-8817037631
- Peso articolo : 181 g
- Dimensioni : 14 x 3 x 22 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 76,442 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 510 in Passaggio all'età adulta
- n. 6,706 in Narrativa contemporanea (Libri)
- n. 8,674 in Narrativa letteraria (Libri)
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All’inizio mi repelle ed infastidisce ma man mano che vado avanti insorge una sorta di abitudine a questi personaggi ed inizio a trovarne il lato bello, a scoprire vaghe affinità e a leggere la storia puramente per quel che è
È semplice andare alla deriva in un mondo come quello raccontato e ripercorrere, con la propria esistenza, percorsi che sono unanimemente accettati e che sembrano ovvi a chi quel mondo lo vive, e che a te che da quel mondo sei lontanissimo fanno invece accapponare la pelle
Questo libro mi è estremamente piaciuto così come mi è piaciuta questa autrice scoperta in un podcast. Se si riesce a superare l’iniziale fatica poi si prosegue la lettura con piacere
A me capita spesso con i racconti e i romanzi ambientati in Toscana, la mia regione, oppure al mare, sul mare, nel mare.
L’ultimo, in ordine di tempo è il romanzo di Silvia Avallone, dal titolo “Acciaio”, su cui avevo letto recensioni contrastanti; chi lo ha amato e chi lo ha “odiato”.
Io rientro nella prima categoria; anzi, credo che questo libro, così intenso e con un finale al fulmicotone e che rimette in gioco tutto, sia nella mia personale top 5.
Ieri sera, lette le ultime pagine, mi sono diventati gli occhi lucidi. Ero triste non tanto per la storia e per la sua conclusione, quanto perché avrei dovuto staccarmi dal quel luogo, da quella storia, da quei personaggi…
Al centro di tutto c’è un’amicizia, un legame, qualcosa che pochi hanno la fortuna di sperimentare, di vivere. C’è la forza dell’adolescenza e della prima età. A far da sfondo c’è il mare. E in mezzo a tutto le vicende di quattro-sei personaggi, ognuno con un suo significato, ognuno con un messaggio e un ruolo ben preciso.
Un capolavoro, secondo me.
Post Scriptum: ho scoperto che ne è stato tratto un film, nel 2012. Beh, sono curioso di vederlo e verificare se hanno saputo mantenere la tensione emotiva ed emozionale che accompagna questo libro dalla prima all’ultima pagina.
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La scrittura scorrevole, descrittiva ma non pesante e decisamente non banale di Silvia Avallone, ha reso i personaggi, i luoghi, gli avvenimenti: intensi, reali e vivi.
Leggendo le recensioni pero' capisco perche' questo libro non possa essere per tutti e si arrivi o ad amarlo follemente o ad odiarlo. Quasi da subito.